Tasferire un immobile con vitalizio o con donazione: cosa è meglio?

Tasferire un immobile con vitalizio o con donazione: cosa è meglio?

Tasferire un immobile con vitalizio o con donazione: cosa è meglio?

Hai un figlio o un nipote a cui vuoi regalare un appartamento, perché si sta per sposare, sta per avere il primo figlio o semplicemente è arrivato quel periodo della vita, in cui è giusto pensare concretamente al futuro di chi hai generato.

Quando, però, pensi a trasferire un immobile in ambito familiare, vorresti anche fare a meno dell’atto di compravendita, cioè di un vero e proprio movimento di denaro.

In realtà, la soluzione c’è, anzi ce ne sono due: donazione o vitalizio.

Donazione vs vitalizio?

Si tratta di due modalità completamente diverse.

Cos’è la donazione

L’atto di donazione viene posto in essere per spirito di liberalità senza poter pretendere nulla a titolo di corrispettivo.

Non è un atto privato, bensì pubblico e va formalizzato davanti al notaio – con i relativi costi – alla presenza di due testimoni non familiari delle parti.

La donazione può essere gravata da un onere di assistenza morale e/o materiale, ma comunque la prestazione oggetto dell’onere non può mai fungere da corrispettivo del trasferimento del bene e il beneficiario.

Il beneficiario sarà tenuto all’adempimento dell’onere, entro i limiti del valore della cosa donata, altrimenti il bene donato ritornerà al precedente proprietario.

Cos’è il vitalizio?

L’atto di vitalizio invece è un contratto a prestazioni corrispettive: a fronte del trasferimento del bene, l’acquirente deve assistere materialmente e moralmente – in relazione alla longevità del venditore e alle sue condizioni di salute, anche per valore superiore a quello del bene trasferito – il cedente.

È meglio trasferire un immobile con donazione o vitalizio?

Per decidere quale sia la formula che più si adatta al tuo caso specifico, è sempre preferibile procedere a un’analisi dettagliata caso per caso.