Servizi essenziali quanto costano: le tariffe aumentano e pesano nei bilanci delle famiglie

Servizi essenziali quanto costano: le tariffe aumentano e pesano nei bilanci delle famiglie

Servizi essenziali quanto costano: le tariffe aumentano e pesano nei bilanci delle famiglie

La Federconsumatori ha aggiornato la consueta analisi sulla evoluzione delle tariffe dei 10 servizi essenziali negli ultimi 10 anni.

Tariffe essenziali negli ultimi 10 anni

Dall’indagine emerge chiaramente che nell’ultimo decennio le tariffe sono aumentate mediamente del + 34,35%, a fronte di un’inflazione, nello stesso periodo, del 15,7 %.

Il costo di questi servizi incide sempre di più in percentuale sul bilancio delle famiglie italiane, a discapito di altre spese importanti come i consumi, aumentate del 38% rispetto 20 anni fa (1996-2016).

La crescita più marcata nell’ultimo decennio 2006-2016 è stata quella delle tariffe dell’acqua + 89,2%, dei rifiuti + 52,1%, dei pedaggi autostradali e dei parcheggi + 42,5%, dei trasporti ferroviari +46,2% dei servizi postali + 41,5%, dei trasporti urbani +29,3%, dei taxi +26,5%, dell’energia elettrica +24,4%.

Il maggior aumento si è registrato proprio nei servizi vitali per le famiglie.

Unico dato in controtendenza, con una diminuzione di -15,7%, è quello relativo alla telefonia (fissa e mobile).

Registra una crescita moderata, a seguito della eccessiva offerta e calo dei consumi, anche la tariffa del gas +7,3%.

Due fasi: prima e durante la crisi

Una seconda analisi suddivide invece l’andamento delle tariffe essenziali in due fasi:

prima della crisi, dal 2002 al 2008;

in piena recessione, dal 2008 al 2016.

Nonostante la crisi ed il concomitante calo del potere di acquisto delle famiglie, alcune tariffe (acqua, rifiuti, pedaggi e parcheggi, trasporti urbani e ferroviari e servizi postali) sono aumentate in maniera più massiccia, se comparata alla fase pre-crisi.

Aumento delle tariffe: le cause

Diversi i fattori che hanno portato ad un aumento insostenibile delle tariffe, contribuendo così al grave impoverimento delle famiglie; vediamoli:

la concorrenza in alcuni settori non ha prodotto contenimento delle tariffe o non è mai decollata;

pressione fiscale e parafiscale (in particolare sulle bollette energetiche) sempre più forte;

riduzione dei trasferimenti dallo Stato agli Enti locali, che a loro volta hanno scaricato i mancati introiti sulle bollette dei servizi a “decisione locale”.

redditi da lavoro fermi da anni ed erosi nel potere d’acquisto: i consumi “ridotti e contenuti sugli altri capitoli di spesa famigliare” per privilegiare il pagamento delle spese obbligate, quali quelle dei “servizi essenziali”;

l’aumento delle entrate fiscali stimato nel 2015 del +6,4%, e del +7,6% nel 2016;

il debito pubblico che non accenna a diminuire ed un Paese che non cresce.

A causa dell’aumento dei costi relativi a questi servizi, si registra inoltre un grave aumento della morosità e delle richieste di sospensione delle forniture (non dimentichiamo la forte richiesta di rateizzazione nel pagamento delle medesime).  Tassi di morosità che si attestano al 4,5% delle utenze per le bollette dell’acqua, al 2,6% per le bollette del gas ed all’1,2% per quelle elettriche e per quest’ultime due si arriva al distacco della fornitura.

L’ammontare complessivo dei crediti non pagati, a medio e lungo termine, per tutte le utenze elettriche ammonta a 5,9 mld e ulteriori 5,9 mld per le utenze del gas (domestici e non), un quadro che la dice lunga sul quadro di criticità che rappresenta la morosità.

La situazione descritta dall’analisi rappresenta un contesto di forte crescita della “povertà assoluta”, con 4.598.000 cittadini italiani in forte disagio sociale e quotidiano e 15.000.000 cittadini in povertà relativa con valori che non sono mai stati così elevati da 10 anni a questa parte.

Lo studio è consultabile qui.